a me non sono mai piaciuti tanto, anzi quasi per nulla.
non capivo. tuttora non comprendo a pieno: perché lo fanno?
erano una delle cose più distanti da me, forse lo sono ancora in realtà, purtroppo.

poi l’altro giorno, chiaccherando, la folgorazione.
ipotizzo, poi scandaglio e infine trovo conferme in un antico plico dell’ordine teutonico dei ventriloqui ritrovato in baviera, passatomi da un mia amica.
pare che il manoscritto originale fosse in latino, vera historia lapidis faciem, poi tradotto in tedesco antico e da qui, in vari passaggi, in quello che ora cercherò di spiegare.

la maggior parte dei ventriloqui non lo sono per scelta, quelli bravi sicuramente no.
il ventriloquo di professione è una bizzaria dell’epoca moderna.
il manoscritto è chiaro in questo senso:  la persona diventa ventriloqua a seguito di un evento che ne cambia la vita.

– d’altra parte quale altra seria motivazione porterebbe qualcuno a parlare con il pupazzo di un corvo dalla voce roca? –

i ventriloqui veri sono così perchè sono stati travolti dall’amore, vero, totale.
e ne sono talmente estasiati e felici, e sorpresi, che non riescono più a muovere nessun muscolo facciale.
per giorni, mesi.  anni.
è come se fossero stati trattati con una sorta di butulino emozionale.
solo che devono esprimere quello che provano e quindi imparano a emettere suoni senza muovere la bocca.
e si fanno accompagnare da una loro piccola copia interiore che muove la bocca, per farsi ascoltare, per farsi notare.
per far comprendere che sono loro a parlare, a dire ti amo, sono felice, facciamo le bolle di sapone.

– d’altra parte sarebbe ben difficile individuare la persona che sta parlando se questa non riesce a muovere la bocca. –

i ventriloqui veri si riconoscono al volo: sono molto più bravi e non parlano mai con il proprio viso, non possono.
e sorridono.  sono gentili e regalano carezze.
ecco perché mi erano così distanti: non li capivo.
io non sapevo nemmeno che potesse succedere tutto ciò.

vorrei anch’io avere un piccolo corvo da far parlare.